Quella Volta che ho incontrato Michael Jordan
Il Mentoring nel Trading
Ciao trader,
questo è un articolo un po’ diverso dal solito.
Ho voluto condensare diverse cose che ho imparato strada facendo.
Il post è un po’ più lungo del solito,
così ho deciso di dividerlo per punti chiave che puoi richiamare da questo piccolo sommario.
In questo modo potrai decidere se leggere tutto d’un fiato o riprendere l’articolo a più step.
Fatta questa premessa,
Iniziamo!
prima di diventare un trader full time, ho fatto tanti lavori (o pochi dipende dai punti di vista).
Per 10 anni ho lavorato come area manager per una software house,
ma nel mio curriculum ci sono anche tutta una serie di lavoretti umili che mi hanno permesso di apprezzare il vero valore del denaro sudato.
Le stagioni estive negli anni dell’università mi hanno visto lavorare prima in fabbrica, nel settore arredamenti e poi nella ristorazione, le classiche stagioni lavorative che fanno molti giovani negli hotel e ristornati di Jesolo (VE).
Successivamente nei 10 anni trascorsi tra Riccione e Misano Adriatico,
ho sempre arrotondato il lavoro da impiegato, lavorando nelle discoteche durante i week end estivi e proprio attraverso questo circuito e una serie di casualità un’estate mi sono trovato a lavorare in Sardegna.
Nello specifico ho lavorato al Billionaire di Flavio Briatore.

Qui vendevo Bottiglie

Qui vendevo software gestionali
Al Billionaire non serve che ti dica che tipo di clientela puoi incontrare.
In due mesi estivi ho visto di persona Edward Norton, Rhianna, Michelle Rodriguez e tutta una serie di imprenditori e personaggi famosi Italiani e non, che ora non sto ad elencare,
il tutto condito da calciatori (non ne conosco nemmeno uno quindi non saprei nemmeno dirti chi fossero) e showgirl un po’ qua e là.
Bene, una sera come tante, si presenta lui, Michael Jordan.
Ora, sarò sincero, io di basket NBA non so quasi nulla, se non i nomi delle squadre e dei giocatori diventati più famosi di altri e propinati nelle pubblicità della Nike e di altre firme sportive da questa parte dell’oceano…
L’unica partita di basket che ho visto dal vivo, dall’inizio alla fine è stata durante la mia vacanza a Miami,
dove sono andato a vedere gli “Heat” solo per poter dire:
“ok, dato che siamo qui andiamo a vedere anche questa.”
Mi son divertito di più nei break, tra cheerleader e uomini travestiti da pupazzi-mascotte che durante la partita,
questo è il mio livello d’interesse verso questo sport.
Tuttavia, non serve essere necessariamente un appassionato di basket,
per capire come mai negli anni 90 le scarpe Nike si chiamassero “Air Jordan”…
personalmente, ho sempre preferito il motor-sport agli sport “classici” come il basket o il calcio,
di conseguenza mi sarei probabilmente esaltato di più, quella sera, nel vedere qualche pilota dal vivo, tuttavia l’incontro non mi rimase per nulla indifferente.
Ora, mi piacerebbe raccontare che anche io mi trovassi lì come cliente e che io e Jordan ci stessimo scambiando bottiglie di Crystal,
ridendo e brindando come due vecchi amici, ma non andò realmente così.
La scena fu molto meno cool.
Io uscivo dal bagno e me lo trovai davanti, mi fece un “hey” e un sorriso.
Fine.
Rimasi un attimo li, fermo sul posto, domandandomi se andare o restare,
ma alla fine onde evitare di passare per un maniaco, tornai ai tavoli del locale.
Visti gli eccessi a cui mi ero abituato a vedere là dentro,
mi sarei aspettato che MJ iniziasse a ordinare di tutto di più.
Contro ogni previsione, consumò una semplice bottiglia di Grey Goose con le poche persone con cui era,
ballò un po’, coinvolgendo anche una cameriera e poi verso fine serata decise di prendere la via dell’uscita.
A quel punto non so spiegare il perché ma successe esattamente questo:
Mentre lui con la sua guardia del corpo che gli apriva la strada si dirigeva verso l’uscita,
noi tutti del personale, senza un motivo concreto, iniziammo a seguirlo.
Non lo avevamo mai fatto con nessuno.
O meglio non in quel modo,
i clienti di solito venivano accompagnati dalle Hostess,
non da tutto il locale in blocco :).
Ci ritrovammo fuori nel parcheggio salutandolo, guardandolo salire in macchina.
Io per primo non mi riuscivo a spiegarmi il perché.
Cosa mi aveva spinto a seguirlo senza un motivo?
Io che non ero mai stato un suo fan e soprattutto poco o nulla coinvolto dal mondo NBA.
Ci ho pensato diverse volte nei giorni seguenti e alla fine ho capito.
Non era solo aver visto di persona un personaggio famoso,
di quelli come scritto prima ce n’erano quasi tutte le sere e dopo un po’ ci fai l’abitudine.
Vedere di persona un campione di tale portata,
mi aveva in un certo modo ispirato.
Ovviamente non presi parte a nessuna squadra di basket, non mi aveva ispirato in quel senso.
La verità è che avevo intuito che se avessi voluto fare qualcosa di grande,
perseguire un mio sogno, qualunque esso fosse,
avrei dovuto scoprire come cavolo ci era riuscito lui e studiarne il processo.
Da dove era partito?
Cosa aveva fatto di particolare?
Ci sono dei segreti?
E’ replicabile?
Come sono arrivati alla vetta lui e tutti gli altri idoli dello sport?
E’ solo talento naturale?
Certo, le doti genetiche sono importanti, immagina Jordan alto un metro e sessanta…
Però le doti naturali non sono tutto.
Le pagine dello sport sono piene di grandi speranze che si sono perse per strada,
nonostante le prestanti doti fisiche.
Cosa fa la differenza tra uno sportivo che non eccelle nonostante ottime doti innate e un grande campione?
Probabilmente una combinazione di più cose,
personalmente penso che una su tutte sia:
l’atteggiamento, la predisposizione mentale, per fare i fighi potremmo dire il mind-set,
ma forse per rendere meglio l’idea potri dire la cazzimma, per trovar un termine più appropriato :).
Intendo dire, quella determinazione che ti fa superare tutti gli ostacoli,
che ti fa rialzare dopo ogni caduta,
quella voglia di arrivare che solo chi è arrivato in cima, attraversandone di tutti i colori, può capire.
Ma è sufficiente quindi, avere un sogno e una grande determinazione?
Diciamo che con questi due ingredienti siamo già a buon punto,
il terzo tassello, che può realmente completare efficacemente il puzzle, è la figura del mentore.
Quasi sempre nella storia di un campione c’è un mentore,
un allenatore sportivo, un amico, un parente un mental-coach.
Lo stesso Jordan ha dichiarato dopo la scomparsa del suo coach Dean Smith:
“A parte i miei genitori, nessuno ha avuto un’influenza su di me più grande di coach Smith. È stato più di un allenatore: è stato il mio mentore, il mio insegnante, il mio secondo padre. C’è stato sempre per me quando ho avuto bisogno e l’ho amato per questo.”
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Il Mentore
La tecnica non è tutto, è solo il punto di partenza.
È per questo che quando qualcuno mi chiede un consiglio su quale libro di trading studiare,
io suggerisco sempre di leggere anche dei libri biografici di chi ce l’ha fatta,
la storia di un imprenditore di successo o di un campione dello sport.
E non centra nulla se ami solo il calcio o solo le moto o qualsiasi altra disciplina.
Devi avere una mente aperta, in tutti i campi.
Io ho letto i libri biografici di Casey Stoner, di Valentino Rossi e di Alex Zanardi,
giusto per citarne alcuni tra quelli più vicini alle mie passioni.
Paradossalmente, per me che con il Tennis non ci azzecco molto,
mi è piaciuto un sacco il libro intitolato “Open” di Andre Agassi.
Sai chi ha contribuito al successo di questo campione?
Ci sono state tante persone che sono entrate e uscite dalla sua vita durante la carriera.
Ma poche sono state veramente determinanti, soprattutto nei momenti difficili.
Uno è Gil il suo preparatore fisico (un personaggio in tutti i sensi) e uno è Brad il suo coach tecnico.
Cosa centra il Tennis con il Trading?
Ti è mai capitato di incazzarti come una bestia dopo uno stop loss?
O ancora, ti è mai capitato di prendere un loss, dopo un paio di gain e rimanerci comunque male per aver rovinato il profitto fatto fino a quel momento durante la giornata?
Leggi questo breve estratto, dove cito testualmente dal libro un dialogo dove Brad si rivolge ad Agassi quando quest’ultimo gli chiede un parere sul suo gioco:
“Cerchi sempre di essere perfetto senza riuscirci, e questo ti fa andare fuori di testa. La tua fiducia in te stesso è distrutta e la colpa è del perfezionismo. Cerchi di fare di ogni tiro un vincente, quando essere costante, continuo, terra terra, ti basterebbe per vincere il novanta per cento delle volte.”
Ti fischiano le orecchie?
Come vedi i parallelismi sono infiniti, il comune denominatore è sempre lo stesso, la voglia di raggiungere i nostri obiettivi.
Solo un giudizio esterno, di chi ci è già passato, può farci aprire gli occhi e farci rendere conto degli errori, spesso banali, che stiamo commettendo.
Facciamo un esempio.
Spesso si tende a strafare, a voler metterci per forza del nostro.
Non ci basta, se uno che ha già raggiunto comprovati risultati, ci dice quello che dobbiamo fare.
Basterebbe seguire la ricetta alla lettera.
Invece no, il nostro Ego prende l’iniziativa.
Come scrive Van K.Tharp nel suo libro Trade Your Way to Financial Freedom (link libro):
“There are probably hundreds of thousands of trading system that work. But most people when given such a system, will not follow it.”
Tradotto:
“Probabilmente ci sono centinaia di migliaia di sistemi di trading che funzionano. Ma alla maggior parte delle persone quando viene dato un tale sistema, non lo seguono.”
Quindi, una strategia accuratamente spiegata al giovane trader,
che magari prevede due indicatori in croce,
spesso e volentieri rischia di trasformarsi come per magia in una accozzaglia di indicatori, oscillatori trendline, bande e chi più ne ha più ne metta.
Non è forse vero?
Ricevo certi screen-shot di grafici che sono talmente pieni di roba da non vedere nemmeno dove si trova il prezzo.
In questi anni ho conosciuto centinaia di aspiranti trader in difficoltà,
in cerca di un consiglio per diventare profittevoli.
Ti garantisco che la maggior parte di chi mi contatta ha uno di questi due problemi (o anche entrambi):
- Non accettare le perdite
- Zero umiltà nell’apprendimento
Non accettare le perdite
Non si sa perché, ma la maggior parte di noi, io per primo ci sono passato,
vive con questa malattia del perfezionismo.
Capisco essere metodici, precisi, disciplinati, ambiziosi,
ma porca miseria, siamo realisti, non esiste al mondo un trader che non si becchi dei loss.
Tanti o pochi che siano, gli stop loss li prendono tutti i trader o almeno quelli che fanno trading realmente.
Quindi escludiamo tutti quei “top trader” che passano le giornate da un webinar all’altro,
da un social all’altro postando presunti risultati sempre in guadagno.
Ho visto con i miei occhi, trader molto bravi e navigati,
prendersi una serie di treni in faccia nel giro di pochi minuti,
altro che il “loss che fa parte del sistema…”
vere giornate rosse e con capitali di un certo spessore.
La parabola negativa, quando arriva, arriva, come il Natale :).
Le perdite non sono fallimenti,
sono solo step necessari al conseguimento dell’obiettivo finale.
Ci sono cose che puoi controllare e cose che non puoi.
Dobbiamo mettere in conto che non siamo macchine perfette e che spesso la vita non va esattamente come vorremmo.
Leggere la biografia di chi ha raggiunto grandi risultati non serve solo per scoprire come siano stati conseguiti i successi,
ma soprattutto è importante, leggere e comprendere quante difficoltà ci siano state durante il percorso,
come e cosa sia stato fatto per riprendersi dalle numerose cadute.
Mi viene in mente il libro “L’arte della vittoria” l’autobiografia di Phil Knight, il fondatore della Nike,
quando era sul filo della bancarotta o i problemi che ha avuto con le spedizioni delle scarpe dal Giappone,
i fallimenti di Elon Musk,
quando racconta in quali condizioni finanziarie sono arrivati lui e il suo team di ingegneri,
a giocarsi il tutto per tutto con l’ultimo lancio dell’ultimo razzo,
che avrebbe definito il successo o il fallimento dell’intero progetto.
Siamo abituati a vedere solo il punto di arrivo, ma dietro le quinte ci sono disavventure che scoprendole sono al limite tra l’incredibile e il comico.
Poi ci sono anche le tragedie, quelle pesanti, vedi l’incidente di Alex Zanardi.
E nonostante tutto, la ripartenza, la resilienza di questo pilota che si è dovuto reinventare da zero,
cosi come la caparbietà di questi imprenditori,
ha fatto sì che siano arrivati in alto.
Riuscire a trasformare una “sfiga” in un nuovo inizio.
Questa è una delle cose che fa veramente la differenza tra chi molla e chi realizza il proprio sogno.
C’è uno speech su Youtube di Alex Bellini al “TedX” di Verona,
Nella sua definizione di rendere la sua vita non solo divertente ma anche interessante,
è partito da Genova con una barca a remi con destinazione il Brasile.
Si hai letto bene, attraversare l’Oceano Atlantico a remi.
Ci sono voluti 3 tentativi prima di riuscirci,
in uno dei quali la barca si è disintegrata sulla scogliera di Formentera.
Impossibile non è per sempre.
Zero umiltà nell’apprendimento
Partiamo da questo estratto
“Si quieres cambiar los frutos, tendras que modificar primero las raices. Si quieres cambiar lo visible, antes deberas transformar lo invisible.”
“Se vuoi cambiare i frutti, dovrai prima modificare le radici. Se vuoi cambiare il visibile, devi prima trasformare l’invisibile.” I Segreti della mente milionaria T.Harv Eker.
Io l’ho letto in Spagnolo per esercitarmi con la lingua, ma lo trovi tranquillamente in Italiano.
Cosa voglio dire con zero umiltà?
Hai presente quello che dicevo prima sulla ricetta della torta?
Ecco, anche qui, sono fermamente convinto che un’altra differenza,
tra chi riesce e chi no a realizzare il proprio sogno,
consiste nel rispettare pedissequamente le regole di un metodo ben preciso.
Io l’ho imparato negli anni a suon di stop loss.
Quando un setup operativo non rispetta una o più regole, va scartato, punto.
Il trader giovane, forse perché condizionato anche da una cultura del lavoro dove siamo abituati a fare fisicamente qualcosa,
non riesce a trascorrere ore o giorni senza fare nemmeno un trade.
Si sente di non aver lavorato, di non aver fatto nulla in concreto.
Inizia a vedere sul grafico anche quello che non c’è.
Quindi un po’ per noia un po’ per quello detto poco fa,
ecco che scatta l’operazione di trading, che con la nostra strategia non ha nulla a che vedere.
Insomma un po’ come se un cecchino dopo un po’ che sta apostato,
inizia a sparare qualche colpo a caso per interrompere la snervante attesa.
Qui cadiamo sempre sul solito nervo scoperto,
la strategia può essere la migliore del mondo,
ma se non sei in grado di rispettarla è totalmente inutile.
Sempre dallo stesso libro:
“Puedes probar cualquier otra cosa y todo lo que quieras. Puedes desarollar tus conocimientos empresariales, en mercadotecnica, en ventas, en negociaciones y en administracion. Puedes convertirte en un experto en inmobiliaria o en el mercado bursatil. Todo ello son herramientas formidables. Pero, al final, sin una caja de herramientas interior lo bastante grande y lo bastante fuerte para que puedas crear y mantenerte en grandes sumas de dinero, todas las herramientas del mundo te resultaran inutiles.”
“Puoi provare qualunque cosa, tutto quello che vuoi. Puoi sviluppare le tue conoscenze di business, marketing, vendite, negoziazione e amministrazione. Puoi diventare un esperto nel settore immobiliare o in borsa. Sono tutti “strumenti” formidabili. Ma alla fine, senza una “cassetta degli attrezzi” interna abbastanza grande e abbastanza forte per creare e gestire ingenti somme di denaro, tutti gli strumenti del mondo saranno inutili per te.”
Se non sei preparato a gestire un metodo operativo sui mercati,
rispettando delle semplici ma precise regole,
non saprai attendere il momento corretto per piazzare un ordine,
non saprai gestire la posizione al meglio una volta aperta
e probabilmente non avrai la serenità mentale nel vedere i tuoi soldi che “ballano” sul book di negoziazione.
“Potete infrangere le regole e infischiarvene. Alla fine saranno le regole a infrangere voi proprio perché non le avete rispettate.”
Dal libro “Trading System” di Stefano Fanton.
Ansia
Superati i due punti cardine appena visti,
entra in gioco, come se non bastasse, la gestione emotiva.
E qui si apre un mondo.
Non è mia intenzione trasformare questo blog in un blog di psicologia o di crescita personale.
Voglio comunque riportare qualcosa sulla base delle mie esperienze.
Partiamo dalla definizione, che bene o male tutti conosciamo:
Ansia è un termine largamente usato per indicare un complesso di reazioni cognitive, comportamentali e fisiologiche che si manifestano in seguito alla percezione di uno stimolo ritenuto minaccioso e nei cui confronti non ci riteniamo sufficientemente capaci di reagire.
L’ansia di per sé, non è un fenomeno anormale. Si tratta di un’emozione di base, che comporta uno stato di attivazione dell’organismo quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa.
Io ho fatto a cazzotti con la mia ansia per tanto tempo.
Penso sia capitato anche a te di accumulare ingenti profitti operando in demo per poi non riuscire a replicarli sul conto real.
Sembra assurdo, ma una strategia che in demo performa alla grandissima,
in real performa la metà.
Ora, trascurando le normali dinamiche del mercato reale, con i suoi slippage, con le sue esecuzioni non sempre precise degli ordini pendenti,
per le quali una certa differenza di risultati ci sarà sempre rispetto ai back test fatti in demo.
È chiaro ed evidente che quando siamo operativi sul conto reale qualcosa cambia.
Qui normalmente la differenza la fa l’esperienza.
Nel libro di Gianluca Salvatori (link intervista) intitolato “Sulla strada della conoscenza”,
sono spiegate molto bene le dinamiche fisiche che regolano i processi di comunicazione tra le varie componenti del cervello.
Leggendo questo libro ho scoperto perché si percepisce una sensazione di paura davanti al monitor,
paragonabile a quella che provava un’uomo primitivo davanti ad un animale feroce.
I meccanismi di allarme sono praticamente gli stessi.
Tempo fa ho visto un documentario dove in un luna park,
venivano misurate le pulsazioni cardiache dei passeggeri di un roller coaster.
Nella fase di partenza il trenino percorreva una serie di curve pianeggianti ad una velocita di 30 km/h,
praticamente la stessa identica esperienza di quando procedi lentamente con la tua auto,
in piena tranquillità ascoltando la radio o parlando con gli altri passeggeri.
Le tue pulsazioni in quel momento sono normali, dettate da una situazione di pieno controllo.
Ecco, i passeggeri del trenino al contrario, avvertivano già dalle prime curve una sensazione di paura,
di allarme per un imminente pericolo, quando in realtà stavano facendo qualcosa che sono soliti fare tutti i giorni.
Ovviamente uno potrebbe pensare,
“ovvio che iniziassero ad agitarsi, dopo due curve di solito con la tua auto non inizi a fare 3 giri della morte con avvitamento.”
Tuttavia l’esperimento mostrava come le stesse persone al secondo o al terzo giro sullo stesso trenino avessero sempre un’attivazione ansiosa alla partenza del trenino,
ma molto meno marcata, volta dopo volta.
Cos’era successo?
Quegli individui avevano fatto esperienza.
Il loro cervello in qualche modo aveva imparato che il pericolo non era così grave.
Aveva catalogato quell’esperienza e ad ogni ripetizione rafforzava il ricordo di un qualcosa,
che sì, doveva mettere in allarme, ma tutto sommato non così tanto.
Cosa succede al trader neofita quando inizia fare trading su un conto reale?
E non mi riferisco al trading fatto coi micro-lotti dove una posizione in perdita del valore di una pizza la lasciamo fluttuare senza il minimo interesse.
Parlo del trading vero,
quello dove in ballo possono esserci diverse centinaia se non migliaia di euro per singola operazione,
chiaramente sempre in base al capitale a disposizione e alla propensione al rischio di ognuno di noi.
Succede questo.
Quando il prezzo si avvicina al nostro ordine e lo esegue, i battiti del cuore aumentano, il respiro si fa più frequente e affannoso, la percezione di calore aumenta, talvolta si suda.
Perché?
Non avevamo testato la strategia?
Non avevamo riempito righe e fogli di Excell per fare le nostre statistiche?
Probabilmente si, eppure permettiamo alle nostre emozioni di prendere il sopravvento.
Cito testualmente il libro di Salvatori:
“In pratica permettiamo ad una proiezione figlia della paura di prendere il sopravvento su uno scenario probabilistico il che ci mostra che anche in occasioni simili inerenti il trading, la mente emotiva domina la mente razionale nel nostro agire, pur in maniera velata e poco irruenta, ma comunque significativa nella sostanza.”
Abbiamo capito quindi che la tecnica non è sufficiente,
non funziona senza il controllo della componente emotiva.
Come fare quindi per superare questo stadio di panico quando ci troviamo a mercato con un’operazione che purtroppo sta andando nella direzione opposta a quella sperata?
Non credo ci sia un unico modo.
Ti dirò quello che ho fatto io e quello che faccio tuttora.
Come avrai intuito ho letto un certo numero di libri trattanti la psicologia, il cervello e le emozioni.
E a fine articolo ti darò una lista di quelli secondo me più validi.
Sempre riguardo al mentoring (https://it.wikipedia.org/wiki/Mentoring),
ho cercato in questi anni di confrontarmi con chi ho ritenuto potesse darmi un concreto aiuto in questo senso.
Ho avuto la fortuna di conoscere Pietro e Max, soci fondatori della Savius,
i quali sono per me una continua fonte d’insegnamento, vista la loro ventennale esperienza sui mercati.
Ho conosciuto Gianluca Salvatori, autore del libro citato poco fa,
il quale a titolo puramente gratuito ha speso del tempo con me su Skype.
Mi sono rivolto ad uno psicologo professionista per capire come sconfiggere l’ansia.
Si perché, alzando sempre di più l’asticella, ero arrivato ad un punto dove la pressione era eccessiva.
Mi ero reso conto che non riuscivo più a rispettare le regole della gestione del mio piano di trading.
L’esperienza con lo psicologo è stata fondamentale perché ho capito che c’è una specie di ansia buona e una cattiva.
L’ansia cattiva è quella diciamo immotivata, ed è legata ad un disturbo, per farla semplice ne soffre chi ha crisi di panico in situazioni totalmente immotivate,
rientrando a pieno titolo nel campo della malattia.
L’ansia per così dire buona è quella che invece scatta in situazioni che percepiamo come pericolose.
È la scarica adrenalinica che ci attiva.
Quest’ultima non è annientabile, ma è gestibile.
Paradossalmente è indispensabile al fine di spingerci a dare il massimo con la massima focalizzazione.
Se non ci fosse questa attivazione il problema sarebbe ben più grave,
perché si affronterebbe una situazione che richiede il massimo della prestazione con il minimo impegno,
con conseguente scarso risultato.
Quello che mi è stato detto è questo:
“Non puoi pretendere di annientare l’ansia ma devi imparare a conviverci, a gestirla”
Nel particolare, io iniziavo a sentire una sorta di agitazione prima di entrare a mercato,
spesso questa sensazione mi faceva esitare troppo,
facendomi perdere il trade con la conseguente frustrazione di aver perso un’occasione d’oro.
Successivamente anche ad operazione aperta mi ritrovavo in uno stato di agitazione nel vedere il prezzo andarmi contro, in direzione del mio stop loss.
Il confronto con trader molto più esperti mi ha permesso di comprendere che non sono un “caso strano”
Ma semplicemente umano, con le mie paure e le mie emozioni, come tutti.
Ora la mia routine giornaliera prevede una buona dose di meditazione al mattino presto.
Successivamente faccio degli esercizi di respirazione.
Mentre osservo i mercati, ascolto in cuffia della musica rilassante.
Ti consiglio di ascoltare la musica binaurale (https://it.wikipedia.org/wiki/Toni_binaurali).
I toni binaurali possono essere ascoltati a diverse frequenze in base allo scopo desiderato.
Io ho un app sul cellulare e utilizzo le frequenze Theta per la meditazione e le Beta o Gamma quando voglio essere attento e focalizzato.
Durante la giornata di Trading faccio delle pause, impostate dai pop-up del Google calendar per ricordarmele.
Ho degli orari di lavoro quasi fissi, ufficio apre – ufficio chiude, non mi troverai mai alle 18 di sera,
“appeso” a qualche trade che non si decide ad andar dalla parte sperata.
Semplici regole da rispettare, nella vita come nel trading,
mi hanno permesso di migliorare sensibilmente il mio approccio a questa professione e di conseguenza di migliorare i miei risultati.
Le mie conclusioni
In questo articolo, un po’ più lungo del solito,
ho cercato di condensare questi ultimi anni di vita da trader.
Ho letto un certo numero di libri,
ho fatto ricerche, ho lavorato su me stesso.
Ho voluto mettermi in discussione sotto ogni aspetto, non solo tecnico.
Non mi sento per nulla arrivato, anzi penso di essere sempre in viaggio,
ogni piccola meta raggiunta è la partenza per la successiva.
Vorrei citare un paio di pensieri ritagliati dai vari libri che ho letto.
Ovviamente non ricordo tutto a memoria, quando leggo sottolineo,
anzi con il Kindle reader, c’è quella magnifica funzione che ti permette di evidenziare e di ritrovare poi tutto all’interno della cartella “i miei ritagli”.
Così da questa cartella, vorrei concludere condividendo alcuni di questi ritagli:
“Gli uomini veramente illuminati non cercano mai di assomigliare agli altri, ma di superare se stessi. Non fare a gara con gli altri. Gareggia con te stesso.”
Il monaco che vendette la sua Ferrari, Robin Sharma.
“Non priverei mai nessuno dell’esperienza istruttiva di perdere”
Open. La mia storia. Andre Agassi
“L’uomo contemporaneo conosce il prezzo di tutto, ma non conosce il valore di niente.”
Sulla strada della conoscenza. Gianluca salvatori
“When you get rid of the greed (and fear that comes from lacking), you reach a special unity with everything.And that’s where great traders and investors emerge.”
Trade your way to financial freedom. Van Tharp
“Dove siete adesso è il risultato di dove siete stati, ma dove andrete a finire dipende interamente da chi scegliete di essere da questo momento”
Il Successo. Napoleon Hill
“Ogni sera sedevo nella mia poltrona reclinabile fissavo il soffitto cercando di decidermi. Dissi a me stesso che vivere significava crescere. O cresci o muori.”
L’arte della vittoria. Phil Knight
“Chi sa perdere è vincente”
Lo Zen e la Via del Trader Samurai. Stefano Fanton
“Sono in molti coloro che nella vita si danno da fare pensando di fare qualcosa di giusto senza ottenere risultati a breve termine. Devono essere capaci di rinviare costantemente la gratificazione per sopravvivere senza demoralizzarsi.”
Il Cigno Nero. Nassim Taleb
Potrei andare avanti parecchio, sfogliando i “miei ritagli” del mio lettore Kindle,
ma credo di aver pescato alcuni tra i più significativi e in tema con questo articolo.
Se sei arrivato fino in fondo ti faccio i miei complimenti,
come sempre sentiti libero di condividere l’articolo o di lasciare un commento.
Ti do appuntamento alla prossima puntata su questo blog,
scritto da un trader che ce la mette tutta per dare un messaggio vero e trasparente
di cosa voglia dire fare trading per vivere.
Ti lascio con questa frase, che mai potrebbe essere più azzeccata:
“Non c’è amico leale quanto un libro.”
Ernest Hemingway
Lista Libri consigliati:
Il cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita
Elon Musk. Tesla, SpaceX e la sfida per un futuro fantastico
Lo Zen e la Via del Trader Samurai
I segreti della mente milionaria
… Però, Zanardi da Castel Maggiore
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Suerte Amigo!
Tiziano Brunno Tradingblog

Tiziano è un trader indipendente.
Specializzato sul Dax e Nasdaq intraday.
2° Classificato al Live Trading Challenge di Marzo 2016.
Nel tempo libero è un surfer dilettante e un sognatore.